venerdì 24 agosto 2012


 ✎ 24 agosto 2012

…Come ogni anno, il nostro progetto è seguito da alcuni studenti che per i loro studi sono interessati allo Sviluppo Internazionale.
I ragazzi vengono in Madagascar come osservatori speciali, studiando i vari stadi dello sviluppo globale e toccando con mano gli effetti delle azioni reali.
Mariella è una neolaureata in Scienze Politiche che è interessata a continuare i suoi studi nel campo dello Sviluppo e Cooperazione Internazionale. Nel periodo della sua permanenza le abbiamo chiesto di raccontarci le sue impressioni… e lei ci ha gentilmente permesso di pubblicarle.

Mariella…
                       Ottenuto il diploma di laurea in Relazioni Internazionali e prima di affrontare la “specialistica” in Cooperazione e Sviluppo Internazionale, ho sentito la necessità di confrontarmi con la realtà di un progetto reale per meglio comprendere e delineare le mie scelte future.
Il caso ha voluto che sia venuta a conoscenza d’un progetto di sviluppo globale in Madagascar. Caso o destino, comunque ora sono qui su una piccola isola dell’oceano Indiano a fare da osservatore su qualcosa che fino ad ora avevo solo potuto immaginare attraverso gli occhi di altri.
Stando qui di persona ho la sensazione di essere come una spugna, sto assorbendo tutto quello che vedo e sento, sforzandomi di fissare le impressioni iniziali e di capire fino in fondo il mistero che mi trovo di fronte.
Quello che più mi ha colpito del villaggio sono state le case, le nuove costruzioni in generale hanno la caratteristica di essere più resistenti rispetto alle più tradizionali abitazioni malgasce, la durata nel tempo è quindi inteso come un investimento per il domani e soprattutto un risparmio per le generazioni future. Le nuove case, pur cambiate strutturalmente, hanno comunque la caratteristica di rispettare le tradizioni locali e l’ambiente circostante e quindi s’integrano perfettamente con lo spirito stesso dell’isola.
Per chi è abituato a ben altre situazioni, è facile non soffermarsi su quanto lavoro c’è dietro tutto questo. Grazie ai racconti di chi lavora qui da molto tempo, ho provato a immaginare come doveva essere questo villaggio una ventina di anni fa, prima dell’arrivo di Stefano a Nosy Komba. Sicuramente non mi ci sono avvicinata nemmeno con l’immaginazione, ma mi è servito per entrare nell’ottica che niente può essere dato per scontato.
Un progetto di sviluppo può suscitare molti dubbi, non solo in merito all’effettiva efficacia, ma anche e soprattutto sull’impatto stesso che può avere sulla comunità sociale. Che diritto si ha di imporre un modello “occidentale” in un contesto così diverso? Credo che comunque sia legittimo farsi delle domande.
Nonostante i legittimi dubbi, la mia impressione sul progetto portato avanti da Stefano Palazzi è assolutamente positiva. Sono d’accordo con la visione di sviluppo perseguita, che pur ispirandosi a un concetto sociale ed economico nostrano, s’integra perfettamente con la mentalità locale ancora in larga parte tribale. Il fine ultimo è quello di far sì che il villaggio raggiunga uno stato di autonomia economico-sociale, ossia che raggiunga una maturità, non solo mirata alla produzione di un reddito sufficiente al sostentamento di tutte le strutture sociali della comunità, ma soprattutto che le permetta di gestire al meglio le risorse generate. 
Tutto ciò che è stato fatto, che si sta facendo e che si farà ha, quindi, come fine ultimo il raggiungimento dell’indipendenza della comunità da qualsiasi aiuto o ingerenza esterna. Ovviamente, in questo momento, per sostenere la crescita, si è ancora nella necessità di un sostentamento esterno. Il villaggio è ancora dipendente da finanziamenti esterni e dalla persona di Stefano, ma si sta lavorando nella giusta direzione.
La forza che fa sì che il Progetto funzioni, sta proprio nella sua completezza, nella sua visione globale di tutti gli aspetti della vita: la salute, l’igiene, l’istruzione, l’energia, la viabilità con strade pavimentate, l’accesso al lavoro, una produzione agricola locale. Tutti elementi che portano a un innalzamento del livello di vita generale che ha come conseguenza una migliore alimentazione e quindi un maggior benessere sia fisico che psichico.
Anche se credo che la scuola sia l’investimento più redditizio in termini sociali, essa non può prescindere da tutto il resto, ossia… non si può andare a scuola se non si è ben nutriti, non ci si garantisce un futuro o un miglioramento sociale se non si va a scuola, non si studia la sera se non c’è la luce, non si può lavorare se non ci sono le risorse e gli strumenti necessari, non si hanno buone condizioni igieniche se non c’è un accesso facile all’acqua, e il progetto non progredisce se non c’è l’impegno e la partecipazione di tutta gente del villaggio. Tutto è collegato e tutto è necessario al buon funzionamento del Progetto.
Per quel che vedo io, sono stati già raggiunti dei grandissimi risultati, ma tutto è ancora in evoluzione, tutto tende verso il miglioramento. Ad esempio, la scuola c’è e funziona bene, ma già si progetta la creazione di un liceo linguistico, e allo stesso tempo s’insegna ai bambini e ai ragazzi a rapportarsi al computer. Le idee ci sono, sono tante e in tutti i campi… come per accrescere e migliorare la produzione agricola o per costruire delle strutture adatte a ospitare possibili visitatori del villaggio, sullo schema del turismo sostenibile.
La cosa che mi sembra di aver capito meglio, è l’importanza del tempo, tutti i risultati che abbiamo oggi sono stati raggiunti gradualmente negli anni. Di tempo si ha ancora bisogno, è inutile quindi aspettarsi dei miracoli prodotti dalla fretta. Per raggiungere l’obiettivo che si è posto, sono necessari un impegno continuo e molto altro lavoro, ma soprattutto è fondamentale la presa di coscienza dei singoli abitanti del villaggio. La maturità, si sa, richiede tempo e con la maturità le persone possono arrivare a decidere del loro futuro, con la maturità si raggiungono le capacità e il diritto all’autosufficienza.
Il Progetto Globale di Stefano Project, come ho detto, ha un suo obiettivo ben delineato, ma ha anche e soprattutto lo scopo ulteriore di creare un Modello di Sviluppo funzionante e riproducibile in realtà diverse. 

giovedì 26 luglio 2012

23 luglio 2012

…SONO IL FRUTTO DELL’ESPERIENZA DI STEFANO APPLICATA ALLA TRADIZIONE LOCALE SULL’UTILIZZO DELLA FOGLIA DELLA PALMA DEL VIAGGIATORE, IL RAVINALA.
Il ravinala (foglia in malgascio) ha una fibra molto resistente e flessibile e quando viene montata in serie, con lo stesso principio di sovrapposizione della tegola, ha la caratteristica di essere leggera e perfettamente impermeabile. Un'altra importante qualità di questa tecnica di costruzione è la caratteristica di rendere i tetti particolarmente resistenti ai cicloni. Il ravinala pur non permettendo nessuna infiltrazione esterna è estremamente permeabile dall’interno, ossia permette all’aria, che si incanala durante le tempeste tropicali, di uscire verso l’alto senza provocare nessun danno rilevante alla struttura.Le modifiche apportate da Stefano riguardano in larga parte l’ossatura portante del tetto. Un resistente e leggero sistema a capriate collegate tra loro da pali traversi sui quali vengono poi fissate le foglie stesse. La struttura, essendo montata sull’ultimo degli anelli in cemento armato dell’edificio in costruzione, ha una base solida su cui ancorarsi, risultando quindi anche estremamente duraturo nel tempo. Le prime case costruite con questa tecnica risalgono a venti anni fa e sono ancora perfettamente funzionali, l’unico problema è la vulnerabilità della foglia stessa agli agenti esterni che ne obbligano la sostituzione ogni dieci anni, contro i tre o quattro della casa tradizionale malgascia. La differenza, oltre che nella solidità della struttura, è nella pendenza stessa del tetto, che evitando la formazione di ristagni riduce la velocità di deterioramento della foglia.



lunedì 9 luglio 2012


9 luglio 2012
 
di ordinaria follia. Sabato scorso un incidente avvenuto durante il quotidiano caricamento delle bombole, di un gruppo di pescatori subacquei locali, ha provocato due feriti, di cui uno molto grave, e rischiato una strage.

Il problema delle bombole riciclate è conosciuto ed estremamente grave. Le vecchie bombole subacquee non più utilizzabili perché potenzialmente pericolose, invece di venire smaltite, sono rivendute nei paesi del terzo mondo. La storia è quasi sempre la stessa, alcune ditte incaricate dello smaltimento rivendono le bombole riciclandole sul mercato dei paesi poveri, duplicando i loro guadagni.

La bombola subacquea è fatta generalmente in ferro smaltato, solo quelle di nuova generazione sono in alluminio. Il ferro, pur essendo un metallo di natura molto resistente, è soggetto alla corrosione per ossidazione una volta che lo strato protettivo esterno è andato perduto o danneggiato.

Conoscendo la potenziale pericolosità del caricamento delle bombole, il consiglio del villaggio aveva già da qualche tempo vietato quest’operazione all’interno del villaggio stesso. Purtroppo, i subacquei, invece di allontanarsi in una zona eterna all’abitato, si sono spinti più in profondità per sottrarsi ai controlli.
L’incidente è avvenuto verso le 4 del pomeriggio di sabato sette luglio, in preparazione a una sessione di pesca notturna. Come sempre si stava caricando una ventina di bombole con un vecchio compressore militare. Le bombole sono messe all’interno di un bidone di plastica riempito d’acqua, per evitarne il surriscaldamento, e caricate con l’ossigeno una a una. La pressione di carica è di circa 120 atmosfere.

L’esplosione è avvenuta durante la carica e ha provocato fortunatamente solo due feriti. Sorte ha voluto che la parte che ha ceduto sia stata quella verso il mare e non verso le vicine case. L’involucro in metallo si è letteralmente squarciato dividendo la bombola in due e sparando all'intorno centinaia di piccole letali schegge. Uno dei due ragazzi feriti è stato colpito da molti dei frammenti, mentre l’altro è stato ferito profondamente alla testa, probabilmente, dal rubinetto, che è stato sparato in aria per centinaia di metri. Fortunatamente i pezzi più grossi sono finiti verso il mare e sono stati ritrovati a più di cento metri di distanza sulla spiaggia. Le case limitrofe sono costruite con le foglie della palma del viaggiatore (il ravinala), quindi se fossero state colpite, sarebbero state letteralmente travolte. Intorno abitano numerose persone e ovviamente molti bambini.
Fortunatamente entrambi i feriti sono sopravvissuti all’incidente, ma la gente del villaggio è tuttora sotto shock.

venerdì 6 luglio 2012


6 luglio 2012
 
…È UN VALORE UNIVERSALE!! Siamo assolutamente convinti che tutti abbiano diritto alla salute e vorremmo poter allargare le nostre azioni a tutti gli ambiti dove ciò possa essere utile.

Da piccolo ho sempre sognato la vita di Tarzan, bello e forte nella sua foresta vergine, poi da grande ci sono andato, nella foresta, e ho scoperto che i piccoli e grandi Tarzan che ci abitano hanno spesso problemi di convivenza con i loro vicini del regno animale.
Effettivamente l’ambiente vergine, non opportunamente rispettato, comporta spesso per l’uomo notevoli problemi igienico-sanitari. La foresta pur essendo un ecosistema perfetto, diventa estremamente pericolosa ed insana se perde il suo equilibrio naturale.

In effetti, la vita tra vermi, zanzare, topi e molte altre specie nocive per l’uomo, che normalmente si sviluppano intorno ai villaggi, comporta notevoli problemi di salute; se poi aggiungiamo i batteri, il quadro è abbastanza completo per comprendere come era la vita 20 anni fa nei villaggi in Madagascar. Le cose stanno lentamente migliorando, gli sforzi del governo malgascio e un timido aiuto internazionale stanno cambiando in meglio le condizioni del paese, ma vi assicuro che c’è ancora molto da fare.

Il nostro intervento nel settore salute si è orientato su molteplici fronti: primo fra tutti la formazione di squadre di lavoratori per la pulizia delle strade, il drenaggio delle acque stagnanti e il consolidamento dei terreni soggetti a erosione. Parallelamente agli interventi sul territorio le prime cure mediche sono state somministrate con particolare attenzione per bronchiti croniche, malaria, dissenteria.

Nel tempo l’assistenza medica si è strutturata soprattutto  grazie all’aiuto di  un’associazione di volontari dell’isola delle Réunion (OSE) con medici dentisti, odontoiatri e pediatri.
Il lavoro è stato enorme, ma possiamo, con orgoglio e sollievo, dire che nella nostra isola (Nosy Komba) siamo ormai usciti dalla fase di emergenza medica. Circa 15mila denti irrecuperabili sono stati estratti e 1400 protesi dentarie sono state installate. Anche la malaria dopo quindici anni di battaglie è stata ridotta a pochissimi casi l’anno.
Ora i nostri ragazzi, che non devono più combattere la impari guerra contro topi e zanzare, possono finalmente condurre le loro battaglie per il loro futuro di uomini e donne.

giovedì 5 luglio 2012

5 Luglio 2012
Foto del giorno...  figure

Archi ed angoli... quando il sopra e il sotto sono in linea...

domenica 1 luglio 2012

Lunedì 2 luglio 2012

Il Tempo che fa…☀☁

Oggi si lavora!!
- Alloggio per i braccianti agricoli: Si è quasi completato il primo piano, La casa prende forma... 

Ieri avvenne…
- Ieri sera c’è stata la riunione della Commissione di Economia e di Sviluppo. CES è un organo del villaggio, formato da 10 membri, preposto all’analisi dei progetti che l’associazione Stefano Project propone al villaggio.

Attività al villaggio…
Tsisy (in malgascio significa "non c'è")… ci siamo riposati, almeno fino alle sei... quando è cominciata la riunione.


LA COMMISSIONE di ECONOMIA e SVILUPPO è l’organo del villaggio preposto alla supervisione e all’analisi dei progetti proposti da Stefano Project.

La commissione è formata da 10 membri, cittadini di Antintorona, eletti dall’assemblea generale del villaggio. La CDE è in carica per due anni e ha una funzione di controllo sulle economie di sviluppo locale.

Pur essendoci un presidente di commissione, un vicepresidente e un segretario, ogni membro è assolutamente paritario e tutti hanno lo stesso diritto di voto.


L'assemblea può deliberare solo se raggiunge il 70 percento dei consensi e non può essere mai inferiore a 7 membri fisicamente presenti. Per operare tutti i rappresentanti devono essere rappresentati, non possono quindi esserci più di tre persone delegato allo stesso tempo.

La commissione pur essendo un organo creato nel villaggio è riconosciuto dall'amministrazione dell'area di Nosy Be, e presenterà e registrerà ogni suo atto alla Sotto Prefettura.

La commissione è assolutamente apolitica!

venerdì 29 giugno 2012

29 Giugno 2012


 …SULLA STRADA TRANSITANO MERCI, SPERANZE E SOGNI. La strada è magica, ti trasforma in poco tempo una baraccopoli in zona residenziale. Tutte le strade portano a Roma e tutte le strade partono da Roma. Sulle strade corrono le meraviglie dei bambini che scoprono il mondo.
È proprio pensando a questi ultimi che nel nostro villaggio abbiamo costruito la rete stradale. Anche nella stagione delle piogge i bambini escono da casa puliti e puliti devono arrivare alla scuola.
Sul cemento delle strade si gioca, si corre a piedi nudi o semplicemente si fa una passeggiata. L’aspetto un pochino più tecnico è che sotto le strade corrono i tubi dell’acqua, i fili elettrici. La strada è anche nata per delimitare i terreni di ciascuno, mettendone in chiaro i confini, evitando dispute e spingendo ognuno a occuparsi del proprio giardino.

Le strade nel villaggio di Antitorona hanno la parte centrale di scorrimento in cemento e sono bordate da muretti in pietra cementata. Questi corrono lungo tutto il centro abitato, e servono inoltre come muri di contenimento per arrestare l’erosione durante la stagione delle piogge.
·      1994 – Costruzione delle vie di passaggio: Per facilitare gli spostamenti nel villaggio abbiamo costruito le prime strade e le prime scale.

·      1997 – Sviluppo della rete stradale: Le strade sono cresciute insieme alle nuove necessità del villaggio.
Parallelamente, abbiamo realizzato unopera di terrazzamento contro lerosione.

·      2001 – Prima urbanizzazione: Intorno alle strade e piazze, che abbiamo costruito, si sviluppa lattività del villaggio.

venerdì 22 giugno 2012

22 Giugno 2012


Il Tempo che fa…☀

Oggi si lavora!!
-Alloggio per i braccianti agricoli: Finite le fondamenta si comincia a tirare su i muri dell’edificio.

Oggi comincia il lungo fine settimana del giorno dell’indipendenza.
> Il 26 Giugno <
Attività al villaggio…
-Cinema. Terminator
-Italiano: ieri ci sono stati i test di metà corso.

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IL NUOVO EDIFICIO... 

La nuova casa sarà utilizzata come abitazione per i braccianti agricoli e come area di lavoro coperta (l’atrio) per il periodo della stagione delle piogge.
La costruzione prevede due piani e cinque stanze con bagno.










Il piano terra avrà una veranda sul lato mare (ossia nella parte superiore della pianta) e l'ingresso principale dal lato monte.
Il primo piano avrà altri tre alloggiamenti, mentre il sotto tetto verrà usato come ripostiglio e magazzino


martedì 19 giugno 2012


20 Giugno 2012

…AD ANTINTORONA SI DIFFONDE LA CONSAPEVOLEZZA AMBIENTALE. Non puoi edificare una casa su un terreno non consolidato come non puoi costruire una strada dentro una palude. È inutile curarsi la malaria se
di zanzare ce ne sono a milioni nel tuo giardino. Vivere in spazi puliti, stabili e strutturati dà all’uomo la possibilità di proiettarsi mentalmente in un futuro evolutivo.

Vedere intorno a sé strutture come strade, scuole e
ponti stimola la voglia di far parte del sistema che le sta creando.
L’uomo s’identifica nel luogo dove vive, ne fa la sua fortezza, il suo stendardo di orgoglio. Creare la consapevolezza di essere una comunità da forza e stabilità, quindi ci siamo posti l’esigenza di rendere funzionali e concreti gli ambienti dove viviamo.

Anche la cura del territorio deve quindi essere inserita nella preoccupazione di ogni piano di sviluppo sociale.
Nel nostro villaggio a Nosy Komba si diffonde sempre più la consapevolezza del benessere ambientale. I bambini sanno che non si getta l’immondizia per strada, ma negli appositi inceneritori, gli zebù (le piccole vacche locali) non possono transitare sulle vie pavimentate del villaggio; gli alberi devono essere protetti ed inseriti nel tessuto urbano del villaggio; le aree pubbliche devono essere tenute libere e disponibili per tutti.

E tutti noi insieme sappiamo che le importanti opere di consolidamento che stiamo realizzando servono a evitare che le piogge ci portino via il villaggio da sotto i piedi.

Ø 1993 – Eliminazione delle acque stagnanti: Abbiamo risanato, asciugato e ripulito il terreno per ridurre di molto l’incidenza di malattie quali la malaria, la parassitosi e la dissenteria.
Ø 1997 – Consolidamento del terreno: L’attività del terrazzamento è stata importante per contrastare il fenomeno dell’erosione, tipica della stagione delle piogge, e per recuperare terreno utile per l’espansione naturale del villaggio.
Ø 2001 – Prima urbanizzazione: Comincia la pavimentazione della strada che diventerà la spina dorsale del villaggio e simbolo di unità urbana.
Ø 2003Riforestazione: L’amministrazione di Nosy Be cambia la destinazione dell’isola di Komba che diventa area protetta a uso turistico. Viene così vietata la coltivazione del riso, che è ad alto impatto ambientale, e al suo posto si decide per la riforestazione delle aree di competenza del villaggio rimaste libere.

venerdì 15 giugno 2012

Venerdì 15 giugno 2012


Il Tempo che fa…☁

Oggi si lavora!!
-Alle fondamenta della nuova costruzione al progetto agricolo adibita ad abitazione del personale e ad area operativa coperta.
Attività al villaggio…
-Cinema: Transofrmers III

…da oggi un nuovo BLOG in inglese 


ENERGIA...…SIAMO RIUSCITI A DARE ELETTRICITÀ Al VILLAGGIO A COSTI IRRISORI e L’impatto sociale ed emotivo di questa realizzazione è stato enorme.
I bambini hanno molto più tempo per fare i compiti, le mamme per fare meglio le mamme, gli uomini per prolungare le attività artigianali e di relazione sociale.
È difficile parlare di sviluppo senza dar la giusta importanza al fattore “Energia”. Le fonti primarie di energia possono essere il carbone, il legno, il petrolio. Noi abbiamo scelto l’energia idroelettrica.

Tutto ciò è stato possibile grazie a un incontro quasi fortuito con Claude-Alain Nissile, un ingegnere svizzero che insieme ad alcuni suoi amici ha creato l’associazione ADEVE e un progetto su misura per il nostro bisogno energetico.
Di questo gruppo fa parte Sergio, un fonditore famoso in Svizzera per aver creato la campana dei giochi olimpici di Atene. Con lui abbiamo costruito le parti meccaniche in bronzo della turbina “Pelton” che insieme alle componenti elettriche formano un insieme che può facilmente essere riprodotto in Madagascar dagli artigiani locali.
Ed è appunto un aspetto importante quello di poter riprodurre in Madagascar microturbine che permettano lo sfruttamento delle acque fluviali, di cui è ricco il paese, e che diano la possibilità a più villaggi di una produzione elettricità a costi irrisori.
Nel nostro villaggio l’acqua arriva alla turbina attraverso 600 metri di condotto forzato che partendo dal bacino di raccolta passa poi nel bacino di messa in circolo e, dopo una discesa vertiginosa, arriva con il suo carico di energia cinetica ad azionare la turbina.
Il risultato è che tutte le abitazioni sono raggiunte dall’elettricità, le strade sono illuminate, il cinema funziona e i bambini possono ricaricare i loro computer didattici.

Ø 2000 – L’energia elettrica fa la sua comparsa ad Antintorona. Per fornire energia alla scuola, costruiamo un sistema di pannelli solari.
Ø 2006 – Costruzione della condotta. Per consentire linstallazione della turbina idroelettrica abbiamo prima dovuto preparare il terreno su cui correrà il condotto idrico forzato.
Ø 2007 – Installazione della turbina idroelettrica. La turbina sfrutta lacqua del fiume che viene incanalata per 600mt tramite una  condotta forzata.
Ø 2008 – Installazione della rete elettrica. Lenergia prodotta in continuazione dalla turbina idroelettrica è distribuita in tutto il villaggio.
Ø 2010 – Il Cinema. Con il semplice utilizzo di un proiettore e di una vela in disuso montata nell’Atelier di Meccanica si da vita al cinema.
Ø 2012 – La Mesone del Ghiaccio. Grazie alla macchina creata dall’ingegner Eric Rouan comincia la produzione del ghiaccio. 

mercoledì 13 giugno 2012

Wednesday - June 13th, 2012


…The story of We Work It Works begins 20 years ago when Stefano Palazzi arrived to the village of Antintonora on the island of (Nosy*) Komba in Madagascar.

During those years Antintorona was in a state of medical emergency against malaria, parasitosis, chronic bronchitis and dysentery.  Stefano offered his help to the locals, and thanks also to the support of some doctors from Reunion Island, Antintonora overcame the diseases. In the meantime drainage and reclamation were started to prevent resurgence.

The next stage was to lay the foundations for the future development of the village. Children are the future and with this in mind schools were the first things built. That was a small revolution taking into account the fact that in Madagascar 2 million children under the age of 15 have no access to any scholastic institution. The final result is extraordinary: today Antintonora has a nursery, a primary and secondary school, and a boarding school for children from other villages.

The school was a stimulus for the growth of the village, as it required the building of infrastructure:  waterworks, electricity network and roadworks. Day after day, and project after project, Antitorona set itself to work to put all this to reality.
With the help of Swiss engineers of the Adeve Association, Stefano built a 4000W hydroelectric turbine using locally available components and materials so that the indigenous craftsmen could build others. The turbine uses water flowing down the mountain to provide free energy to the whole village. In this way the children of Antintorona can make use of almost 200 laptops, which were sent to the island through the One Laptop Per Child project.
Water reach the village by a system of pipes linked to public drinking fountains. Small handicraft and commercial activities grow around those fountains. 
Thanks to a system of paved roads, the children can go to school without walking on the bare soil.
During these years Antintorona has seen many positive changes and this still carries on:  work continues every day on new projects with the conviction that better things can be done. Today the village is a lively community in which the children study and the adults build the future with their own hands. It is a daily chore in which everyone's contribution is important. Yours too.